Ricerca e formazione

apr112016

Formazione specialistica, è contesa tra atenei e sindacati. Il punto sulle proposte

Torna la contesa sulla formazione specialistica tra atenei e sindacati medici. Il documento dell'intersindacale per valorizzare gli specializzandi nel patto salute - il "famoso" articolo 22 - prevede la formazione anche in strutture Ssn. Ma agli atenei non piace, si teme una graduale uscita della formazione specialistica dal sistema universitario. Per i sindacati invece dà più prospettive di accesso, perché consente di sfruttare tutte le strutture Ssn. Inoltre, non taglia fuori l'ateneo anche perché affida la valutazione dello studente alla Scuola di specializzazione.

L'Università- La bozza spedita dall'Intersindacale medica al Ministero della Salute prevede una rete formativa costituita da strutture sia universitarie sia ospedaliere, pubbliche e private. E prevede un tutor che segua lo specializzando negli interventi invasivi. La struttura deve rispettare la coerenza con gli obiettivi degli ordinamenti didattici dei corsi e favorisce una graduale assunzione di responsabilità assistenziale. Il presidente del Consiglio Universitario Nazionale Andrea Lenzi ha scritto al Ministro dell'Università Stefania Giannini che c'è già una riforma universitaria delle specialità in fase di collaudo, e l'avvio di un doppio canale formativo Università-Ssn non solo potrebbe creare impicci, ma per ogni specialità potrebbe favorire differenze nei percorsi formativi. Insomma, andrebbero interpellate rappresentanze di docenti e studenti e andrebbe fatta informazione nelle scuole. Lo rassicura il presidente del sindacato Cimo, Riccardo Cassi: «La proposta mantiene all'università la formazione e il rilascio del titolo di specialista ma vuole consentire ai giovani medici di usufruire delle strutture e degli specialisti Ssn che niente hanno da invidiare, in termini di qualità professionali e di dotazioni tecnologiche, alle strutture a disposizione dei colleghi universitari».

I giovani- Anche l'Associazione Italiana Giovani Medici-Sigm contesta l'intersindacale: con la proposta c'è il rischio di aprire all'utilizzo di medici specializzandi (o in formazione specifica da medici di famiglia) "come ibridi tappabuchi di modelli organizzativi ormai non più sostenibili aumentando le sacche di precariato" o di mandarli "a legittimare strutture ove esistono più primari che posti letto". Sigm lancia su Twitter la campagna #NotFairNotSafe per una corretta formazione e chiede di prendere parte al tavolo politico sindacale. Ma Giovanna Arciello di Fimmg e Domenico Montemurro dei giovani Anaao, sigle dell'intersindacale, replicano che Sigm non è un sindacato e non rappresenta gli interessi dei giovani medici. E ribadiscono come, proprio grazie alla proposta dei sindacati, le strutture formative ora debbano soddisfare criteri d'accreditamento ulteriori, quali ampio volume complessivo d'attività, casistica complessa e strutture d'alto livello tecnologico. Inoltre, per tutto il corso, specializzando e tirocinante in medicina generale, se effettuano procedure invasive che richiedono decisioni cliniche immediate, saranno affiancati da tutor, specialista o formato nella medesima disciplina, da non impegnare in altra attività. «I medici specializzandi, pertanto, non potranno in nessun caso sostituirsi ai medici strutturati né sopperire alla loro assenza in strutture non accreditate».

Altri aspetti- Il documento dei sindacati consente infine a specializzandi e tirocinanti di conseguire incarichi superiori dal 3° anno e di fruire di part-time per non oltre 12 mesi. Infine, il tema
stabilizzazione: i sindacati introducono un tetto massimo ai contratti atipici che non possono superare il 2% di quelli indeterminati. Si mettono nel Ssn in primis i vincitori di concorsi. In seconda battuta si ammettono (L 401/2000) con riserva del 50% gli incarichi provvisori non inferiori a un anno nei 5 precedenti, anche in carenza della specializzazione.


Mauro Miserendino


(Fonte: Doctor33)

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