Attualità

ott172017

Specializzandi, verso il taglio dei corsi giudicati inidonei. Ecco le ricadute per i neolaureati e per chi frequenta

tags: Medicina
Centotrentacinque corsi in meno: tanti non dovrebbero vedere l'alba del 2018 dopo la bocciatura da parte dell'Osservatorio del Ministero dell'Istruzione e soprattutto dopo che il Ministero della Salute ha accolto i criteri utilizzati dall'Osservatorio stesso. Ora si aprono gli interrogativi sia per i neolaureati che - specie in piccole e medie città con un solo ateneo- pensavano di approdare alle scuole prive di standard adeguati per continuare a far didattica, sia per chi quelle scuole già frequenta e deve completare il proprio percorso post-laurea. Ad essere sotto gli standard prescritti sono poco meno di un decimo delle 1433 scuole di Medicina, ma in certe aree -Milano- la percentuale sale al 15%. All'indomani della pubblicazione del bando di concorso per l'accesso alle scuole che prevede un unico test il 28 novembre prossimo (6676 posti per quasi 20 mila candidati) sale la probabilità che vi saranno più ammessi degli anni scorsi concentrati nei corsi delle scuole di specializzazione capofila. Qualche domanda "pratica" sovviene. Ad esempio, quest'anno, come lo scorso, il candidato deve mettere tre preferenze: chi di loro indicasse una sede "bocciata" una volta ammesso ha una chance in meno degli altri? E chi ne indicasse tre? «In realtà il problema non c'è, nell'assegnazione dei posti le scuole tagliate sono state tolte a priori da quelle selezionabili e i neolaureati non potranno incorrere in errori», spiega Giulia Bartalucci presidente dell'associazione Federspecializzandi. «Per quanto invece riguarda chi ha già iniziato da uno-due-tre anni il suo percorso di specializzazione in una scuola non idonea purtroppo la risposta è che dovrà completare la formazione in quella scuola, sapendo che non è all'altezza. Purtroppo era prevedibile, ci doveva essere un punto di partenza, un anno zero per un sistema più qualificante, ed è stato quest'anno». Federspecializzandi, come le altre associazioni di giovani medici, ha sempre sostenuto il nuovo modello di accreditamento basato sulla qualità, che ha portato alla chiusura di alcune scuole.

«Il criterio è giusto, quando quelle scuole dimostreranno di avere standard adeguati ripartiranno. Peraltro - sottolinea Bartalucci - non si è tenuto conto fin qui di tutti i criteri qualificanti da noi indicati. L'Osservatorio ha giustamente considerato i volumi assistenziali, che comprendono la capacità della scuola di erogare volumi di prestazioni adeguati alla formazione in sale operatorie ed altri setting prescritti dai regolamenti. E ha parimenti valutato la qualità dei docenti verificando i titoli richiesti dal MiUr, di docenza e scientifici, e anche i requisiti dei tutor ospedalieri. Sono due cambiamenti fondamentali. Ma manca il cambiamento che riteniamo il più importante: tener conto dei piani di studio e dei programmi, di ciò che si insegna nel corso». Un passaggio che sembra comunque prossimo. «Al Ministero dell'Istruzione vanno ripetendo che a questo primo passo va fatto seguire un accreditamento imperniato anche sulla capacità didattica della scuola, che tenga conto di parametri quali le turnazioni, i contenuti dei piani di studio, e della capacità di certificare le competenze dello specializzando. Oggi tali competenze vengono misurate in termini di prestazioni fatte. Invece occorre valutare anche il "saper fare", come lo studente si muove, a latere degli interventi che, poniamo, ha alle spalle».

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