Attualità

feb42016

Approvato in Gran Bretagna il genome editing sugli embrioni umani

tags: Medicina

Le autorità regolatorie britanniche hanno approvato per la prima volta al mondo l'uso su embrioni umani sovranumerari, prodotti per la fecondazione assistita e poi non utilizzati, della innovativa tecnica CRISPR, che permette di effettuare modifiche puntuali sul genoma. Il timore di abusi aveva spinto la comunità scientifica a riunirsi a Washington, nel dicembre dello scorso anno, per concordare una moratoria sull'uso di questa tecnica a fini procreativi, cosa che in effetti non è prevista dal protocollo di ricerca approvato. Lo studio proposto dalla biologa dello sviluppo Kathy Niakan, del Francis Crick Institute diLondra, propone di impiegare embrioni umani sani donati alla ricerca, nelle primissime fasi di sviluppo, con l'obiettivo di verificare l'effetto dello "spegnimento" di alcuni specifici geni, a partire dal gene OCT4 (anche noto come POU5F1), che ha una fondamentale funzione di regolazione. Dopodiché gli embrioni saranno distrutti. «Sono molto contento che la Human Fertilisation & Embriology Authority abbia approvato la richiesta» ha commentato Paul Nurse, direttore dell'Istituto Crick e Premio Nobel per la medicina del 2001. «La ricerca proposta dalla dottoressa Niakan è importante per comprendere come si sviluppa un embrione umano sano, e guardando alle primissime fasi dello sviluppo umano accrescerà la nostra comprensione dei tassi di successo della fecondazione in vitro».

L'alterazione del genoma finalizzata al concepimento di un essere umano rimane illegale in Gran Bretagna, ma alcuni ricercatori sono convinti che la decisione di autorizzare questo tipo di ricerca fornirà elementi importanti nel dibattito sul possibile uso futuro a scopo terapeutico: «Questo tipo di ricerca potrebbe dimostrarsi importante per comprendere le molte questioni complesse relative alle modifiche della linea germinale» ha commentato su Nature George Daley, esperto di ricerca sulle cellule staminali del Children's Hospital di Boston, in Massachusetts. «Anche se non è esplicitamente rivolto alla clinica, potrebbe insegnarci molto sui rischi potenziali di considerare applicazioni cliniche».

(fonte: Doctor33, 3 febbraio 2016)


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