Attualità

nov262015

Classifiche, Ocse: Italia ultima per numero di laureati

L'anno che si sta per chiudere non ci regala notizie esaltanti sul fronte dell'istruzione. Presso la Sala della Comunicazione del Miur è stato appena presentato il Rapporto "Education at a glance 2015", l'annuale pubblicazione Ocse che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri. I dati per il nostro Paese sono, per la verità, altalenanti. I più eclatanti in negativo? Italia ultima per numero di giovani laureati e quartultima per denaro investito nell'università in rapporto al Pil. In compenso, sono parecchi i giovani tra i 25 e i 34 anni con un titolo equivalente al master (laurea specialistica). I dati (parzialmente...) positivi? Se le attuali tendenze verranno confermate, nell'arco della propria vita, il 20% dei giovani italiani conseguirà un titolo universitario di secondo livello o un titolo universitario equivalente (per esempio, la laurea magistrale). Questo dato evidenzia una quota maggiore rispetto alla media dei Paesi dell'Ocse (17%): tuttavia, si prevede che in Italia solo il 42% dei giovani si iscriverà ai programmi d'istruzione terziaria (ciclo breve professionalizzante, titoli universitari di 1° livello e di 2° livello, programmi di dottorato), la minore quota d'iscrizione rispetto all'insieme dei Paesi Ocse. Occorre precisare che nel nostro Paese l'equivalente del bachelor (laurea triennale) è considerato uno step intermedio in vista della laurea magistrale. Nel complesso, il 34% dei giovani italiani dovrebbe conseguire un diploma d'istruzione terziaria, rispetto a una media Ocse del 50%. In Italia, la minore differenza registrata tra percentuali previste di laurea di secondo livello e tassi complessivi dei titoli di studio conseguiti nell'istruzione terziaria, suggerisce che la maggior parte dei laureati lascia gli studi dopo aver ottenuto un titolo di secondo livello. Nel 2013, circa 46.000 studenti italiani erano iscritti in strutture d'istruzione terziaria in un altro Paese dell'Ocse, mentre 3.000 altri studenti hanno scelto di studiare in un Paese non membro dell'Ocse: Regno Unito, Austria e Francia sono le destinazioni preferite per questi studenti. Gli studenti italiani che studiano all'estero sono in costante crescita. Nel 2007, circa 6.000 italiani, per esempio, studiavano nel Regno Unito e al 2013, tale cifra era aumentata fino a 8.000. Detto questo, le università italiane attirano pochi studenti stranieri: numerosi studenti internazionali affrontano una barriera linguistica quando vengono da noi ma le università italiane stanno tentando di superare questo problema e più o meno il 20% degli atenei ha proposto almeno un programma d'insegnamento in lingua inglese durante l'anno accademico.
Il rapporto, infine, ha messo in evidenza alcuni limiti del sistema d'istruzione italiano a partire dalla difficoltà per i laureati di trovare lavoro: per i 25-34enni diplomati dell'istruzione terziaria è molto difficile trovare un lavoro, soprattutto per i laureati di prima generazione. Nel 2014, solo il 62% dei laureati tra 25 e 34 anni era occupato in Italia, il 5% in meno rispetto al tasso di occupazione del 2010. Questo è un livello paragonabile a quello della Grecia ed è il più basso tra i Paesi dell'Ocse (media Ocse 82%). L'Italia e la Repubblica Ceca sono i soli Paesi dell'Ocse dove il tasso di occupazione tra 25 e 34 anni è il più basso tra i laureati rispetto alle persone che hanno conseguito, come più alto titolo di studio, un diploma d'istruzione secondaria superiore (o post secondaria non terziaria). In Italia, gli studenti che si iscrivono all'istruzione terziaria potrebbero dover aspettare a lungo un "ritorno d'investimento" sul mercato del lavoro...

Simona Recanatini


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