Allena-Mente

ott42016

Laurearsi serve, eccome!

Che laurearsi non serva lo abbiamo sentito dire tante volte, lo abbiamo detto altrettante. Tra un esame e l'altro, quando parliamo agli amici, raccontiamo di come sta andando l'università ai parenti o accendiamo la televisione e sentiamo i commenti di chi la popola.

Laurearsi non serve per trovare lavoro.
Laurearsi non serve puoi andare all'estero.
Laurearsi non serve le competenze che ti servono le puoi sviluppare anche in un altro modo.
Laurearsi non serve il mondo è pieno di laureati che però non trovano lavoro.
Laurearsi non serve.

Tutte queste affermazioni sono tanto vere quanto false, tanto potenti quanto minimizzabili, tanto scontate quanto sostituibili. Laurearsi, prendere una laurea, è un processo che non possiamo ridurre al solo comparare quanto tempo ci vuole per trovare un lavoro. Laurearsi è un processo di crescita, di strutturazione di sé, di contestualizzazione delle proprie abilità e competenze, di confronto, di socializzazione, di misurazione dei propri limiti. Durante il percorso verso la laurea si cresce e si impara a confrontarsi con i professori, quindi il mondo degli adulti, da uno spazio più collaborativo rispetto a quello che avevamo imparato a conoscere precedentemente; si impara a confrontarsi con i propri compagni senza la sicurezza di una classe formata, fissa e che ci accompagnerà per tutto il percorso. Si impara a fare i conti con le nostre capacità di gestione dei tempi, degli spazi, delle responsabilità, dei doveri e anche dei diritti. Si impara a scegliere, a chiedere, a decidere.

Poi arriva il momento in cui "su cosa farai la tesi?" e qui sono altre scoperte, altri apprendimenti, altre novità. Ripercorri il tuo percorso e fai un processo di valorizzazione di quello che è stato proiettandolo al futuro: cosa voglio trasmettere, cosa voglio approfondire, cosa voglio raggiungere, cosa voglio ottenere. Si comincia a scrivere qualche riga e sembra che niente abbia senso, però si sperimenta la fiducia nella sensazione che si sta andando nella direzione giusta, mischiata a un po' di preoccupazione per le tempistiche strette e alla voglia di fare un buon lavoro nel minor tempo possibile. Si va avanti e magari la fiducia vacilla, la percezione è quella di costruire qualcosa, di scrivere un testo, che si regga su un castello di carte; eppure si arriva a un certo punto in cui magicamente tutto prende vita. Le righe iniziali hanno più consistenza, la motivazione cresce, l'energia aumenta e tutto l'elaborato ha più senso, più vitalità, più valore. Finito. L'attesa per il feedback del professore e le eventuali correzioni, poi un attimo di pace. La sessione però arriva in fretta e si impara a gestire l'ansia dei giorni prima del tuo momento e l'ansia dei parenti (che non è da sottovalutare). Il giorno dell'esposizione arriva e con lui la bellezza di condividere il lavoro fatto, frutto di impegno, collegamenti, motivazione, fatica, studio, soddisfazioni e notti in bianco. Tutto quello che la laurea porta a vivere e a sperimentare costituisce un'esperienza di vita, sia nel percorso per arrivare alla laurea sia nella sessione stessa. Il movimento per ottenere il riconoscimento per gli sforzi, lo studio e l'impegno è quello che, dentro ognuno di noi, ci dice che si, la laurea serve.


Nadia Monticelli
(esperta in processi formativi)
Valeria Bianco(esperta in comunicazione formativa)

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