giu282017
Accesso all'Università, Consiglio di Stato: Tar rivedano criteri calcoli posti a Medicina
Un colpo all'iter con cui si programma il numero degli studenti a Medicina e Odontoiatria. Lo ha assestato il consiglio di stato rinviando al Tar Lazio con tre ordinanze un'importante decisione sui criteri di ingresso negli atenei italiani. «Non si tratta della solita riammissione di studenti a seguito di errori formali nel test d'ammissione ai corsi di studi ma del rinvio al Tar della legittimità della riduzione dei posti a Medicina disposta quest'anno dal Ministero dell'Istruzione», dice l'avvocato Marco Tortorella legale del pool Consulcesi. «Il Consiglio di Stato ha accolto nostre argomentazioni sollevate già dal 2000, sulla legge 264 del 99 che introduce il numero programmato a medicina odontoiatria veterinaria architettura, uno strumento chiesto dall'Unione Europea per consentire a tutti gli studenti dei paesi membri di non formarsi in corsi affollati e sotto standard».
All'epoca, l'Italia dovendo assicurare un adeguato rapporto tra le capacità degli atenei e il numero di studenti, all'epoca non allargò gli atenei ma limitò le immatricolazioni, per timore di moltiplicare la pletora. «La legge afferma che il numero degli studenti iscrivibili ai corsi di laurea a numero programmato è dato non solo dalle capacità recettive individuate dagli atenei ma anche dal fabbisogno produttivo nazionale: un concetto che però - sottolinea Tortorella -non viene spiegato nella legge. Noi non solo ci chiediamo da dove il legislatore lo abbia preso, ma da sempre lo contestiamo. La legge 264 cita il fabbisogno produttivo come criterio per limitare il diritto a studiare Medicina, dimenticando che non tutti coloro che vogliono laurearsi in Medicina saranno dipendenti o convenzionati del servizio sanitario pubblico o finiranno nel privato convenzionato, né si può calcolare in anticipo il numero di medici che saranno utili al sistema sanità sei anni dopo l'ingresso a Medicina. Tra l'altro alcuni laureati in Italia andranno a lavorare all'estero e noi non abbiamo il polso di chi da altri paesi Ue verrà a lavorare da noi. Inoltre la legge non dice con quali titoli è determinato, come, da chi, e quanto è tenuto in conto lo sfasamento temporale di sei anni insito nel conteggio».
Quest'anno poi è accaduto un fatto nuovo. «Il fabbisogno produttivo nazionale determinato dagli atenei è stato decurtato di un 15% da un regolamento del Ministero dell'Istruzione, quindi c'è stato un aumento del 15% degli studenti espulsi dal sistema "causa fabbisogno". E' un elemento di criticità che non trova giustificazioni, ci si deve dire come è stato calcolato e che senso ha. Il Consiglio di Stato non poteva dare la sospensiva ai regolamenti che abbiamo impugnato, riammettendo studenti con conseguenze problematiche, ma ha rinviato la questione al Tar». Che ora potrebbe o girarla alla Corte Costituzionale ove ravvisasse una lesione del diritto allo studio, e la Corte in teoria potrebbe mettere in discussione tutto l'iter che -per i medici- coinvolgendo Fnomceo, Ministero della Salute e Regioni porta a determinare i fabbisogni di studenti di medicina annui; ma potrebbe anche decidere sulla sola legittimità di questo taglio di posti del 15% disposto dal MiUr rispetto ai dati di disponibilità dichiarati dagli atenei. E un accoglimento della censura avanzata nel ricorso, sottolinea Tortorella, «porterebbe come immediata conseguenza alla riapertura della graduatoria all'ammissione dei ricorrenti».