mar142017

Medicina, test di accesso il 5 settembre. Una petizione per chiederne abolizione

Sarà il 5 settembre il giorno stabilito dal Miur per il test che aprirà le porte ai corsi di laurea ad accesso programmato per l'anno accademico 2017-2018 alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, mentre il 6 settembre toccherà a chi punta alla veterinaria. Per le Professioni sanitarie l'appuntamento è il 13 settembre e il 14 ci sarà quello sempre per Medicina e Chirurgia ma in lingua inglese. Ma è proprio attorno al numero programmato che non accenna a smorzarsi la polemica di un gruppo di medici che ha firmato una petizione per chiedere l'abolizione della Legge 264/99. Tra loro Paolo Martinelli, ginecologo ospedaliero di Verona, che intervistato da DoctorNews33 spiega i motivi che hanno spinto al lancio della petizione. «Siamo in disaccordo con il numero chiuso e in particolare con quello previsto nel nostro Paese, perché prevede domande di cultura generale assolutamente inutili. Per non parlare poi del fatto che non esiste un programma sul quale prepararsi. È un sistema discriminatorio che non valorizza l'intelligenza dei ragazzi e crea disparità tra chi può permettersi di riprovare l'anno dopo, magari in un'altra città, e chi no».

Ma non convince nemmeno l'idea avanzata da Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia presso l'Università la Sapienza di Roma e consigliere Cun, di anticipare all'ultimo anno di superiori il test di ammissione. «Non avevamo mai sentito parlare di questa ipotesi - aggiunge Martinelli - ma sempre del modello alla francese che prevede il test alla fine del primo anno. Ma sia l'uno che l'altro sono assolutamente inadatti, il primo perché riteniamo che i ragazzi dell'ultimo anno di superiori abbiamo già molto da fare con il programma scolastico e il secondo, perché porta con sé uno sperpero di soldi lungo un anno oltre che di tempo». Inutile, insomma, per Martinelli continuare ad impedire la formazione di giovani medici quando poi negli ospedali si ha sempre meno personale disponibile. «Continuando a tagliare sull'istruzione e sulla sanità pubblica oltre che sulla didattica, non andremo molto lontano», conclude.


(Fonte: Doctor33)