feb202017
Disoccupazione, sistema ormai saturo. Sinasfa: pensare a sbocchi fuori da farmacia
Il caso del farmacista pagato abitualmente con i voucher fa emergere una situazione di precariato che interessa anche la categoria, ma un problema che si sta imponendo è anche quello relativo alla disoccupazione, in costante aumento - a fine 2016 i valori erano pari a circa 7mila unità su 95mila farmacisti. E quel che è peggio è che le prospettive sono di un aumento sempre più sostenuto del tasso di disoccupazione, dato che il numero di laureati e di iscritti all'albo cresce di anno in anno, mentre l'attuale sistema occupazionale sembra avere già raggiunto il livello di saturazione.
È questa la riflessione di
Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato Nazionale dei Farmacisti non Titolari (Sinasfa), che spiega: «I disoccupati erano a fine dell'anno scorso circa 7mila, ma questa cifra risulta più alta rispetto al report di qualche mese prima: segno che l'attuale sistema ha raggiunto il limite di saturazione. Questi per altro sono i dati ufficiali, che non tengono conto di tutti quei colleghi che si sono cancellati dall'albo per non dover pagare la quota o che sono andati all'estero. A questa considerazione occorre aggiungere poi il fatto che ogni anno dalle università escono circa 4.500 laureati. Il settore industriale, si sa, è in crisi da tempo e non rappresenta più un importante sbocco lavorativo; il pubblico ha ancora più difficoltà. La principale collocazione è di fatto la farmacia, dove però il turn over rappresentato dai pensionamenti è basso e comunque non adeguato all'offerta. Con l'ulteriore difficoltà che, soprattutto nelle realtà piccole, il presidio è spesso a gestione famigliare. È chiaro che l'attuale sistema non può reggere, ma sono necessari sbocchi nuovi. Certamente, le aperture legate al concorso straordinario potrebbero portare un po' di respiro, così come l'avvio serio della farmacia dei servizi, ma è l'intero sistema che necessita di essere rivisto. Occorre ripensare la figura del farmacista, in modo che possa trovare collocazione anche al di fuori delle farmacie. Penso per esempio alle esperienze del farmacista di reparto, che al momento sono ancora a macchia di leopardo. Esperienze che potrebbero essere estese a tutti quegli ambienti sanitari e non in cui ci sia da gestire il farmaco: carceri, Rsa, cliniche private, o addirittura in ambito turistico, per la continuità terapeutica, come per esempio navi da crociera. Si tratta di un passaggio che richiede un cambio di cultura e certamente un adeguamento delle competenze in campo universitario».