dic142016
Medici di famiglia, diminuiscono i fondi per la formazione. Turn-over a rischio
I medici di famiglia sono e saranno sempre meno, per via dei pensionamenti di una categoria con un'età media elevata, vicina ai 60 anni. Ma sono sempre meno anche gli aspiranti medici che li sostituiranno. Anziché provvedere a un più puntuale turn-over, le Regioni hanno complessivamente ridotto i posti a bando nei concorsi. Lo conferma la nota di programmazione del Ministero della Salute per il Cipe in cui si ripartiscono tra regioni i 38,735 milioni del triennio di formazione in medicina generale. I futuri Mmg, proprio mentre dovrebbero crescere, si vanno riducendo: erano 920 all'ingresso all'anno accademico 2014-15, 933 l'anno scorso, ora i medici in formazione del 1° anno sulla cui base è stata fatta la ripartizione sono 900. In realtà, se alcune regioni come il Piemonte hanno aumentato già da un anno il fabbisogno (da 90 a 110 unità) altre come la Puglia e il Lazio lo hanno ridotto. Colpisce il dato pugliese: nel 2014 c'erano 120 ingressi, nel 2015 erano scesi a cento e nel 2016 sono scesi ancora a 80, per una riduzione di un terzo.
«È un trend che stride con la realtà - conferma Michele Abbinante, coordinatore Fimmg Formazione in Puglia - in un momento in cui molti medici di famiglia vanno in pensione bisognerebbe curare il ricambio e la parte organizzativa. Invece, sotto il primo profilo malgrado le richieste dell'Ordine dei Medici di Bari e della Fimmg la Regione Puglia ha indicato un fabbisogno ancora decrescente al Ministero della Salute, tanto che molti giovani interessati alla medicina generale non hanno potuto accedere al corso per via del limitato numero di posti; e sotto il profilo organizzativo sono stati stanziati complessivamente 200 euro in meno a medico in formazione». Analizziamo quest'ultimo dettaglio. Dai 38,735 milioni accantonati sul Fondo sanitario nazionale per il triennio, 34,708 milioni vanno alle borse di studio di 2757 frequentatori complessivi del triennio - si tratta di 12.800 euro circa l'anno a testa -e 4 milioni sono destinati a organizzare il corso nelle regioni, escluse quelle a statuto speciale, che finanziano la sanità con risorse proprie. Ora, mentre il valore unitario della borsa non è cambiato, il valore della spesa complessiva è sceso da un anno all'altro da 1688 euro a tirocinante agli attuali 1460, di 228 euro. «A livello nazionale è stato cioè deliberato un investimento inferiore per la parte organizzativa, proprio mentre era in corso il dibattito su come migliorare il livello della medicina territoriale e come valorizzarla», sottolinea Abbinante. Che individua poi un terzo problema, certo non incentivante il ricambio tra giovani e vecchi: «Il finanziamento per il 2016 porta la data dell'11 novembre; in pratica, ogni anno le regioni iniziano a pagare le borse ai tirocinanti senza disporre di risorse certe, i rimborsi arrivano sul finire dell'anno. L'Asl anticipa l'erogazione della borsa; ma se ci sono problemi economici - e non è che non ne siano mancati nelle regioni in piano di rientro - diventano probabili i ritardi "retributivi"; un elemento in più per scoraggiare i neolaureati dall'intraprendere la strada della medicina generale, e fargli preferire l'opzione, quando possibile, verso il più ricco contratto degli specializzandi che però non contribuisce a dare medici al territorio».