Attualità

nov282016

Garanzie su contratto e ricambio generazionale, le priorità del neosegretario Fimmg Scotti

tags: Medicina
Mantenere stabile il ricambio generazionale e dare la possibilità ai medici che si avviano alla quiescenza di essere garantiti anche per il loro futuro pensionistico. Silvestro Scotti, neo eletto alla guida della Fimmg dopo le dimissioni di Giacomo Milillo, traccia la rotta del nuovo corso del sindacato che a suo dire dovrà ispirarsi a un criterio di «collegialità responsabile», che dovrà evolvere verso un «processo di ammodernamento che metta Fimmg nelle condizioni di raccogliere le sfide che l'attendono». Fondamentale, quindi, per Scotti lavorare in queste due direzioni, senza le quali «non avremo grande futuro né per i giovani medici, né per quelli sulla via della pensione». E sul fronte del contratto, la prima rivendicazione di Scotti è per il successo della legge di Bilancio: l'emendamento del Governo sulla quota accantonata, anche per la Medicina generale, a valere sul Fondo sanitario nazionale, «può essere considerato la base per la discussione economica di un Acn che non è più in partenza a isorisorse. Stiamo valutando l'evoluzione dell'emendamento in Commissione Bilancio che comunque fissa la necessità di una parificazione, seppur minima, tra l'area della dipendenza e quella della convenzionata».

Per Scotti è da segnalare come in questi ultimi 5 anni ci sia stata comunque una perdita di risorse anche a carico dell'aria convenzionata, dove viene spesso dimenticato che quello che viene investito non è solo riferibile al reddito del medico ma anche agli investimenti messi in campo per i fattori di produzione e che conseguentemente creano un indotto economico. «È chiaro che questo può riaprire le trattative con uno spirito diverso. Il ragionamento sulle isorisorse è la maggiore preoccupazione della categoria». Deve essere poi chiaro, secondo il segretario, che nel momento in cui diminuiscono i medici e restano fuori da un'organizzazione, viene meno anche la loro capacità reddituale di produttività. Altro nodo cruciale è la valutazione del ricambio generazionale. «Non abbiamo attraverso il corso di formazione in Medicina Generale - continua Scotti - una produzione di giovani medici significativa e proporzionata alle uscite. Se non si interviene sui processi di accesso alla professione dei giovani, è chiaro che nel contratto bisognerà dotarsi di strumenti che permettano ai ragazzi finito il corso di essere inseriti nel mondo del lavoro». E per Scotti è poi anche necessario, connettere il volume assistenziale ai modelli organizzativi «andando oltre quelli fissi di minimale e massimale che poco hanno a che vedere con l'offerta assistenziale che la medicina generale può svolgere».


(Fonte: Doctor33)

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