Attualità

nov172016

Mmg specialisti, tramonta emendamento. Le prime reazioni dei medici

tags: Medicina
Il treno è passato ma nelle stazioni basta attendere: forse arriverà presto quello che porterà i medici di famiglia ad avere una loro scuola di Specialità in Medicina generale e cure primarie. Gli emendamenti alla Finanziaria proposti dal Deputato Filippo Crimì in commissione bilancio alla Camera, tesi a offrire ai Mmg un contratto come gli altri specializzandi, sono per ora accantonati per dubbi sulla copertura finanziaria. La strada però è tracciata. Guido Marinoni, presidente Fimmg Bergamo e tra le figure più eminenti della medicina generale pensa che «sulla specializzazione è ora di costruire un tavolo con i sindacati, la Fnomceo, le società scientifiche. A titolo personale e da medico di famiglia sottolineo che si può anche arrivare a costruire la specializzazione ma la Finanziaria non è lo strumento adeguato a far parlare tutte le componenti. Intanto, c'è da trovare la giusta copertura. Sostituire una formazione pagata 800 euro con una che ne costa 1800 ed aumentare gli iscritti al corso è impresa onerosa. Ricordo che c'è da ovviare all'imminente pensionamento di una grande quantità di medici di famiglia. Lo spopolamento della medicina del territorio è imminente e occorre farvi fronte con un processo di programmazione. Va valutato in quale area si collocherà un'eventuale specialità, con le relative conseguenze sulle equipollenze. Altro problema: con l'equiparazione agli specializzandi creiamo un'altra fetta di medici che dovrà versare per 3 anni il 27% della retribuzione all'Inps, in quanto tutta la loro successiva retribuzione sarà all'Enpam. Tuttavia i tempi sono maturi per arrivare a un riordino della materia».

All'indomani dell'emendamento la Federazione degli Ordini non ha nascosto di preferire un tavolo dove far emergere le riflessioni, mentre la Società di Medicina Generale avrebbe gradito subito il contratto e i Mmg docenti. Nella presa di posizione Fnomceo Roberto Carlo Rossi, leader Snami Lombardia e presidente OmceoMi, aveva visto uno stop vero e proprio. «Ci siamo fatti trovare divisi di fronte all'ultima chance per rivitalizzare la nostra professione anche dal punto di vista sociale. L'unico errore in quell'emendamento era tagliare fuori dai tavoli gli Ordini e la Professione che sono sempre stati un garante importante di "terzietà", ma i vantaggi erano troppo superiori agli svantaggi per fare di questa ombra una pregiudiziale.

L'emendamento dava l'opportunità agli studenti in Mg di essere come gli altri specializzandi, ai corsi di emanciparsi rispetto all'attuale predominanza dei sindacati, ai colleghi mmg di insegnare nei corsi con una quota non inferiore al 50%, prendendo atto di una realtà: tutti gli atenei ormai fanno corsi con mmg come docenti a contratto per il pre-laurea. Tutti sanno che la medicina di famiglia non è una "medicina interna dei poveri"; ora però per la prima volta anche le regioni parevano aver compreso che una cosa è il controllo della risorsa medico di famiglia e un'altra quello della gestione della sua formazione. Si sta perdendo un'occasione».

Claudio Cricelli presidente Simg non è del tutto insoddisfatto, «anche perché il ritiro non era del tutto imprevisto, l'emendamento era un ballon d'essai per un problema che non può più essere eluso. Chi da vari lati e per vari motivi sostiene una diversità, una peculiarità o anche una superiorità del tirocinio sulla specializzazione dimentica che il percorso verso la specialità non contraddice l'esigenza di una specificità del mmg. Negli anni Novanta, noi italiani fummo penalizzati da scelte sparagnine dei governi. Quando nel 1988, anno della direttiva Ue sulle specializzazioni, si diffuse l'idea che gli stati comunitari dovessero allineare i loro titoli di studio, fu chiaro che anche l'accesso alla medicina generale dovesse avvenire sulla base di titoli; la richiesta veniva in particolare dal Regno Unito, invaso da medici disoccupati italiani che competevano con gli specialisti locali. Nacque così la direttiva 93/16 sulle equipollenze che, recepita dai singoli stati, istituì il corso. Biennale, però: quando gli italiani si accorsero della necessità di spendere, dapprima il Ministro del Tesoro lamentò il costo del contratto, poi il Ministero della Salute oppose che la durata quadriennale era insostenibile. Per risparmiare si dimezzò la durata, si fecero le borse di metà importo e si declassò la specializzazione a diploma conferito dal Ssn. Non senza la complicità degli universitari che non volevano la medicina generale in cattedra. Noi subimmo per anni, solo nel 99-2000 il tirocinio fu portato a tre anni e fui io come Simg e vicepresidente dei medici europei Uemo a trattare in Commissione a Bruxelles. Oggi è il tempo di cambiare».

(Fonte: Doctor33)

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