Attualità

giu282016

Concorso per sedi farmaceutiche nel Lazio, si allungano i tempi. I possibili scenari spiegati dall'avvocato

tags: Farmacia
Nell'ambito dell'assegnazione delle sedi farmaceutiche laziali, resa turbolenta dalla recente sentenza del Tar di Latina, la Regione Lazio potrebbe annullare l'intera fase espletata finora e riavviare immediatamente i primi interpelli escludendo le 7 sedi sub judice di Latina, ripartendo così in pratica da zero. Questa una delle ipotesi, attualmente più papabile, o comunque "meno eretica", annoverata dall'avvocato Gustavo Bacigalupo, dello Studio Associato Bacigalupo Lucidi, espressa in una recente analisi. Il 9 giugno con un'ordinanza del Tar Lazio-sez. Latina viene sospesa l'assegnazione delle 7 sedi sub judice del comune di Latina. Ricapitolando: nel 2013 con 2 sentenze del Tar di Latina l'istituzione delle 7 sedi viene annullata. Tuttavia, le sentenze vengono impugnate, esiste dunque la possibilità che il Consiglio di Stato possa riammettere queste sedi nel sistema concorsuale del Lazio. Nel frattempo, però, nonostante il giudizio di appello pendente, la Regione Lazio, con un provvedimento del 26 febbraio 2016 dà corso all'interpello per 274 sedi farmaceutiche comprese le 7 di Latina. A questo punto, un farmacista di Latina fa ricorso al Tar e ottiene la sospensione della determinazione della Regione Lazio che aveva istituito le sedi, tutte quante.

Secondo Bacigalupo annullare l'intera fase espletata finora «riporterebbe tutti gli interpellati (che di numero scenderebbero evidentemente da 274 a 267) sulla linea di partenza ma al tempo permetterebbe loro una "rivisitazione" dell'originario proprio ordine delle preferenze che nel concreto potrà però consentire ai vincitori di tener conto non soltanto della soppressione dall'elenco delle sedi di Latina, ma anche di un'eventuale diversa valutazione (alla luce di alcuni riscontri sullo "stato dei luoghi") delle sedi assegnate e accettate a seguito dell'interpello già espletato». In alternativa al primo scenario presentato, secondo Bacigalupo ne esistono altri che potrebbero prospettarsi: la Regione «può/deve arrestare allo status quo la procedura senza provvedere ad alcuna assegnazione definitiva, anche qui in attesa di un provvedimento salvifico del Supremo Consesso amministrativo?». Questa alternativa «avrebbe il pregio, posto che sia un pregio, di lasciare le cose come stanno fino all'auspicata (dalla Regione) sentenza di annullamento [ma, più ragionevolmente, sarà semmai un'ordinanza di sospensione, sempreché qualcuno ne faccia istanza al CdS] della decisione del Tar di Latina; ma avrebbe il grave difetto di prolungare l'agonia per almeno altri 7/8 mesi, con l'inevitabile ulteriore perdita di chances per i tanti assegnatari/accettanti (che, se non sbagliamo, dovrebbero essere più di 200)». Un'altra possibilità sarebbe quella di «procedere all'assegnazione definitiva di tutte le altre sedi, escluse pertanto quelle di Latina, attendendo per queste l'ipotetico repechage da parte del Consiglio di Stato in riforma dell'originaria sentenza del Tar», scrive Bacigalupo. In quest'ultimo caso «perlomeno (la Regione) dovrebbe vedersela solo con i 7 assegnatari delle sedi di Latina", che, tuttavia, "potrebbero - e sarebbe comprensibile - sollevare un polverone gigantesco, a meno che in un tempo non lontanissimo si risolvesse la vicenda al Consiglio di Stato "restituendo" loro le 7 sedi», scrive l'esperto. Bacigalupo non esclude che possano aprirsi nuovi scenari nel tempo, ma una cosa è certa, conclude, «potranno essere in molti - concorrenti e funzionari laziali - a dover pagare per questa sciagurata scelta regionale, che d'altra parte anche un giovane laureato in legge avrebbe probabilmente evitato».


(Fonte: Farmacista33)

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