Attualità

nov102015

Sempre meno chirurghi, per la prima volta posti vacanti in specialità. Cic: il problema è la formazione

tags: Medicina
Il numero dei chirurghi in Italia è in flessione ed entro 10 anni, nei reparti, potrebbero mancare all'appello 34mila professionisti. Per qualcuno una vera e propria "emorragia" del sistema. Per la prima volta quest'anno, infatti, sono rimasti posti vacanti nelle scuole di specializzazione in chirurgia e per molti la causa principale è l'ormai facilità con cui si iniziano procedimenti di richiesta risarcimento del danno proprio nei confronti di questi specialisti. «Il timore delle cause può incidere - spiega Luigi Presenti nuovo presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi - ma non credo possa essere esaustivo. Il dato delle iscrizioni ridotte a chirurgia è ormai consolidato da tempo e incontrovertibile, ma che il motivo sia solo il timore degli avvocati è limitativo. Il problema vero è che la carriera è molto complicata e la formazione molto insufficiente perché sappiamo benissimo che i giovani chirurghi escono dopo 5-6 anni di specializzazione con una preparazione teorica brillante ma con una qualità pratica molto bassa». Per il presidente del Cic, in sostanza, diminuiscono gli iscritti a Chirurgia perché manca in questa specialità quella marcia in più di cui avrebbe invece bisogno: acquisizione di uno "skill" tecnico, che possa preparare i medici al di là delle nozioni della specializzazione. Più in generale, ogni anno oltre 34.000 cause legali vengono promosse contro i medici, circa 4.000 nella sola Campania. Più del 98% di queste termina in assoluzione o archiviazione ma il costo delle polizze per i camici bianchi è, infatti, aumentato del 5% negli ultimi tre anni soprattutto per chirurghi e ginecologi. «Altro problema dopo la formazione - aggiunge Presenti - è l'inserimento nel mondo del lavoro. Il fenomeno del precariato è diffusissimo in medicina perché non c'è stata mai programmazione, bloccando in compenso il turnover. Spesso assumiamo chirurghi che stanno per molti anni in regime di precariato per arrivare a una stabilizzazione intorno ai 40 anni, un età cioè in cui in altri Paese si è già chirurghi affermati a capo di equipe». È evidente per Presenti che esiste un problema di formazione prima e collocazione nel mondo del lavoro poi. «Le equipe di cui disponiamo oggi sono spesso il risultato di un sistema che per molti anni ha visto moltiplicare le strutture e gonfiare gli organici. Ma erano altri tempi. Probabilmente molto si risolverà fra qualche anno, quando andranno in pensione tanti e tanti colleghi ospedalieri che sono entrati nel Ssn proprio in virtù di questo modus operandi e potranno lasciare spazio ai giovani colleghi che si sono formati e che si stanno formando in questi tempi difficili». Da tempo il Cic ipotizza interventi per ridurre i costi abnormi della medicina difensiva e migliorare la qualità del servizio sanitario. E indispensabile secondo i chirurghi sancire giuridicamente alcuni principi: l'onere della prova deve essere a carico del paziente; la prescrizione deve essere quella prevista dall'articolo 2947 del codice civile, quindi ferma a cinque anni dovrà farsi decorrere dall'atto medico.

Rossella Gemma (fonte: Doctor33, 10 novembre 2015)


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