Attualità

lug182015

Stage, Cini (Asfi) scrive a Fofi per dirimere la questione

tags: Farmacia
Sugli stage formativi in farmacia rivolti a laureati iscritti all'Ordine, «fenomeno che si protrae ormai da qualche anno con effetti fortemente penalizzanti sull'occupazione dei colleghi più esperti», è necessario che la Fofi prenda una posizione. La richiesta è stata sollevata dall'Asfi, Associazione scientifica farmacisti italiani, con una lettera che Maurizio Cini, presidente dell'Associazione, nei giorni scorsi ha inviato ad Andrea Mandelli presidente della Federazione degli Ordini. Gli stage, spiega Cini nella missiva, vengono effettuati «da laureati in Farmacia o Ctf, abilitati all'esercizio professionale avendo superato l'esame di stato ed iscritti regolarmente all'Ordine dei farmacisti. La durata è semestrale non prorogabile e gli "stipendi", si fa per dire, ammontano dai 400 ai 500/600 euro al mese per otto ore giornaliere di lavoro al banco della farmacia. Le forme giuridiche sono diverse da regione a regione ed enti promotori sono spesso le Università. In alcune ipotesi si ricorre al programma europeo "Garanzia Giovani". In molti casi però la farmacia, dopo la conclusione di uno stage semestrale, ne attiva un altro e così via senza soluzione di continuità. Gli effetti sull'occupazione dei colleghi più esperti risulta pertanto penalizzata fortemente, per la evidente "concorrenza" verso forme legittime di assunzione, favorite ora anche dalle recenti norme contenute nel Jobs Act». La richiesta inoltrata alla Fofi è di «esprimersi in relazione al fatto che, mentre i programmi di formazione sono rivolti genericamente ai giovani in cerca della prima occupazione, nel caso dei farmacisti si tratta di professionisti a tutti gli effetti, dotati di piena autonomia professionale ancorché, di fatto, dotati solo di una limitata esperienza». E aggiunge: «Per altro, sono potenziali titolari poiché l'emendamento al Milleproroghe permette di diventare titolari di farmacia, sino alla fine del 2016, senza nemmeno svolgere i due anni di pratica e con la sola iscrizione all'Ordine». La Fofi, ricorda Cini «si era espressa riguardo ai due anni di pratica professionale ai fini dell'idoneità alla titolarità, ritenendo illegittimo lo svolgimento a titolo gratuito o, anche, retribuendo forfetariamente i colleghi "praticanti". Una prima circolare del 1988 a firma di Giacomo Leopardi e poi una seconda dello stesso Mandelli nel 2012 avevano stigmatizzato questi comportamenti. Nell'ultima circolare il Presidente Mandelli cita, correttamente, l'art. 18 del Codice deontologico che prevede la sanzione disciplinare per il professionista che "pone in essere o favorisce forme di sfruttamento dell'attività professionale dei colleghi"». Secondo Cini bisogna fare chiarezza in merito, perché «se si dovesse ritenere che il farmacista abilitato e iscritto all'albo abbia ancora bisogno di formazione, si cambi il corso di laurea con un concreto incremento delle materie professionali e l'esame di stato sia veramente selettivo, come lo è per altre professioni».

Simona Zazzetta

(Fonte: Farmacista33, 16 luglio 2015)


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